AMEDEO NAZZARI

image

Amedeo Nazzari puo essere considerato senza dubbio il primo autentico divo del cinema italiano dall’avvento del sonoro: fisico prestante, tratti alla Errol Flynn, Nazzari diviene negli anni ’30 l’interprete per eccellenza di personaggi temerari ed avventurosi, guadagnandosi una fama duratura che gli consentirà nel dopoguerra una seconda giovinezza artistica nei melodrammi di Raffaello Matarazzo
Nato a Cagliari nel 1907,
niziò a recitare, ancora studente, nel 1927-28 nella compagnia dialettale di Checco Durante, continuando poi un’intensa carriera teatrale. Esordì nel cinema con Ginevra degli Almieri (1936), e il suo primo ruolo da protagonista fu il giovane ufficiale in “Cavalleria” (1936) di Goffredo Alessandrini; ma la popolarità vera sarà figlia di quel “Luciano Serra Pilota” (1938), opera di regime priva di retorica.
Storico partner di Clara Calamai,egli anni successivi, Nazzari lavora accanto a quasi tutte le migliori attrici del cinema nostrano – da Assia Noris ad Alida Valli, da Luisa Ferida a  Doris Duranti – in parti all’insegna dell’ardimento e della virilità, o comunque d’una visione dell’esistenza dignitosa e nobile:nel 1941 venne premiato alla Mostra del cinema di Venezia come miglior attore per Caravaggio, e sempredi questo periodo, è il suo mitico personaggio  fiorentino Neri ne La cena delle beffe  (1941), celeberrimo adattamento del dramma di Sem Benelli.
Conclusosi il conflitto mondiale, l’esperienza neorealista lo interessa solo marginalmente: in pellicole quali “Il bandito” (1946) di Lattuada, “La figlia del capitano” (1947) di Camerini, “Un giorno nella vita” (1946) di Blasetti, egli si conferma l’attore più popolare della cinematografia indigena;
ma visse un’altra stagione di successi interpretando film come Catene (1950), Tormento e I figli di Nessuno (1951), accanto a Yvonne Sanson e per la regia di Raffaello Matarazzo
Nel decennio dei ’50, da segnalare ancora il suo perfetto giudice Spicacci in “Processo alla città” (1952) di Zampa e lo strepitoso grandattore de “Le notti di Cabiria” (1957) di Fellini, dove interpreta se stesso con grande ironia.
Fedele nel tempo alle sue incarnazioni di eroe intemerato o di gentiluomo integerrimo, Nazzari è stato icona d’un Italia ingenua e provinciale, autarchica per forza, ma ha saputo trascorrere dalla commedia “magiara” ai ruoli della maturità con un’impeccabile professionalità, vero segno distintivo della sua brillante carriera.