BORELLI

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Lyda Borelli( 1884 – 1959 ), ebbe una carriera cinematografica breve (abbandonò lo schermo nel 1918 ) ma certamente di grande impatto sul grande pubblico. Erede riconosciuta di Eleonora Duse, incarnò il personaggio che più di chiunque altro ha lasciato i segni nella storia del costume italiano attraverso il cinema. Esordì come attrice in teatro nel 1902, nella compagnia di Francesco Pasta a diciotto anni. Nel 1904, interpretò il ruolo di Splendore nella prima rappresentazione de La figlia di Iorio di Gabriele D’Annunzio. Prima attrice con Ruggero Ruggeri (1909), divenne in breve una fra le più acclamate prime donne del teatro italiano.Il suo primo film risale al  1913 con : Ma l’amor mio non nuore del regista Mario Caserini , dove pare che il personaggio della protagonista fosse stato ideato appositamente per lei.  La Borelli s’impose nellimmaginario degli italiani, attraverso il gesticolare vorticoso, lintensa espressività del corpo; lattrice comunicava le passioni irrefrenabili dellamore. LItalia borghese era in ginocchio davanti allicona dannunziana. Il grande successo del film la consacrò “divina” fra le attrici cinematografiche, una fama che divise con l’altrettanto venerata Francesca Bertini, ma a  differenza delle altre dive del muto la filmografia della Borelli non è stata molto vasta, perché ella si ritirò definitivamente a vita privata nel 1918, ancora al culmine della celebrità, dopo aver sposato il conte Vittorio Cini di Ferrara. Lyda Borelli fu la prima grande sacerdotessa del nascente divismo. La sua morbida bellezza, le sue pose da femme fatale dannunziana, la sua recitazione fatta di gesti eccessivi e di sguardi torbidi, divennero il modello di una intera generazione di attrici, ed influenzarono la moda fino a diventare un vero e proprio fatto di costume. Gramsci la definì “un pezzo di umanità preistorica, primordiale”, riconoscendo la straordinaria forza di suggestione della sua sensualità, sebbene a suo avviso l’attrice non sapesse interpretare nessuna creatura diversa da se stessa, tanto che i suoi ruoli, nel ricordo degli spettatori finiscono col somigliarsi tutti; donne appassionate che muoiono di passione, o sprofondano nella degradazione per amore, come la Lyda di Fior di male “fiore sbocciato nel fango della suburra, vittima delle grandi metropoli”.