NEOREALISMO

Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, si sviluppò il neorealismo, un movimento artistico e culturale che riguardò tutte le forme di arte, ma in particolare il cinema.;Con il termine neorealismo si indica un periodo particolarmente fecondo della storia del cinema italiano,che senza dubbio ha avuto maggiori consensi e maggiore successo  in tutto il mondo.  Al di là delle complesse vicende personali, politiche e culturali degli uomini che diedero vita al movimento di rinnovamento del cinema italiano, il neorealismo appare, più che un movimento organico e unitario, una straordinaria affermazione del mezzo cinematografico. La macchina del cinema che si rivela capace di cogliere il mutamento dello scenario umano e visivo, ancor prima che politico.  Il cinema neorealista ha lo scopo principale di rappresentare la situazione reale del paese: le trame dei film trattano spesso di famiglie povere e disagiate; gli attori sono spesso non professionisti, presi dalla strada e ripresi dalla vita di tutti i giorni; c’è una particolare attenzione all’uso della lingua, con grande ricorso ai dialetti regionali. La scarsità di mezzi, l’ indisponibilità di teatri di posa dopo il 1944, dato che gli studi di Cinecittà erano occupati dai profughi,comporta l’obbligo di girare nelle strade, di ambientare i lungometraggi nei luoghi autentici. Si guarda non più alle storie individuali e medio-borghesi, ma a vicende collettive: di abitanti di Roma occupata e di partigiani, di donne del dopoguerra, di povera gente costretta a rubare  per trovare lavoro, di pensionati, di emigranti. Si filma tutto quel mondo di cui il fascismo non ammetteva l’esistenza. Il cinema neorealista non svolse solo il compito di aprire una finestra sulla realtà, di denunciare senza retorica i mali che affliggevano il nostro Paese, di raccontare con l’occhio del cronista la guerra, l’occupazione, la lotta partigiana e la liberazione. La sua funzione più importante fu di accogliere l’imprevisto, il minimo dettaglio, di riuscire a coniugare alle volte il tempo filmico con quello reale, dando la dovuta importanza a tutti gli atti dell’uomo.

Il neorealismo  cominciò a delinearsi gia negli anni 30 con alcune commedie di Mario Camerini (interpretate da De Sica ) dove c’era attenzione per la cronaca minuta, la vita degli umili opposta a quella borghese, successivamente negli annni 40 si ricordano Quattro passi tra le nuvole (1942) di Alessandro Blasetti, I bambini ci guardano (1942-1943) e La porta del cielo (1944-1945) di Vittorio De Sica dove è presente la figura importante di Cesare Zavattini come soggettista e scenografo. Zavattini diede un contributo fondamentale per la nascita di questo movimento.L’impronta di Zavattini fu presente su quasi tutti i film di quelli che vengono ritenuti i maggiori autori del neorealismo: Roberto Rossellini, Vittorio De SicaLuchino Visconti

Il neorealismo ebbe risonanza mondiale per la prima volta nel 1946 con Roma città aperta, primo importante film uscito in Italia dopo la guerrache presentava Roma sotto il tallone nazista e lanciò oltretutto Anna Magnani, che si rivelò attrice di bravura fuori dal comuneFilm come quellidi Luchino Visconti (Ossessione, Bellissima,La terra trema), ma soprattutto la trilogia della guerra di Rossellini (Germania anno zeroRoma città apertaPaisà,ma senza dimenticareStromboli) e la quadrilogia desichiana (SciusciàLadri di bicicletteUmberto DMiracolo a Milano) ottengono moltissimi riconoscimenti a livello internazionale. Ma oltre agli autori maggiori, vi sono tuttavia, una serie di autori minori, registi che contribuiscono al successo del filone in quegli anni, spesso anche solo con un unico film, per poi magari avere una evoluzione verso altre direzioni. Si ricordano tra questi registi minori Renato CastellaniconCaccia tragicaNon c’e’ pace tra gli uliviRiso amaroGiuseppe De santisconSotto il sole di RomaDue soldi di speranzaE’ primaveraAldo VerganoLuigi Zampa Gillo PontecorvoAlberto LattuadaPietro GermiconIl cammino della speranzaFrancesco Rosi  e Alessandro Blasetti che affronta la tematica partigiana in Un giorno nella vita (1946).

Il filone neorealista italiano  dura lo spazio di un lampo e finisce all’inizio degli anni ’60. La causa principale fu il fatto che il cinema neorealista italiano fu poco apprezzato in quegli anni in Italia, decisamente osteggiato da una classe politica formata da giovani politici democristiani destinati a fare carriera, che  vedeva lesposizione dei dolori e delle miserie dun popolo vinto, con molto fastidio.
Lo scopre a suo spese De Sica che viene attaccato per il magnifico Umberto D (1952), lucida e rigorosa descrizione della miserrima solitudine dun pensionato, che rappresenta dunque, il punto di arrivo del cinema neorealista. Laccusa è quella di presentare un quadro troppo impietoso della vita quotidiana. Pertanto,  il successo del neorealismo si ha solo grazie alla lettura dei teorici e dei registi francesi. Con il ritrovato benessere, i toni si attenuarono e, dalla metà degli anni 50, si sviluppò un fortunato sottofilone, denominato del neorealismo rosa, che di fatto è il progenitore della commedia all’italiana.
Quella del neorealismo, resta dunque una sconfitta obbligata, quasi un adeguamento meccanico della sovrastruttura cinematografica alla struttura socio-politica, logica conseguenza della disfatta del movimento operaio e dell’insediamento dei governi centristi dopo il 1948.