Con la prima guerra mondiale ea causa dell’inquieto clima politico e sociale, il cinema italiano attraversò un fortissimo periodo di crisi, dovuta soprattutto al proliferare di piccole case di produzione che fallivano generalmente dopo pochi film e da alcune scelte organizzative sbagliate esi limitò ad esistere in maniera insignificante e incolore;nel 1919 uninvasione di produzioni americane portò l’industria italiana sull’orlo della bancarotta e la svalutazione e la crisi economica immediatamente successivi alla guerra tagliarono le gambe alla produzione italica.Resistono ancora i drammi passionali grazie alla presenza di nomi mitici del teatro che appaiono sul grande schermo, come Eleonora Duse in Cenere (1916), e i kolossal religiosi di Giulio AntamoroQuando il fascismo salì al potere, dapprima Mussolininon si preoccupò di rilanciare una cinematografìa in declino, ma successivamenteafferma pubblicamente di ritenere il cinema larma più forte dello Stato. Grazie anche allintelligente consiglio di alcuni responsabili politici, Mussolini lasciò al cinema italiano la possibilità di realizzare pellicole con sufficiente autonomia. Nel 1923 nasce L Unione Cinematografica Educativa (LUCE) per la produzione di documentari e, soprattutto, di cinegiornali. Tutta la produzione LUCE è tesa a fornire al pubblico sia italiano che straniero una documentazione precisa delle imprese e dei successi dellItalia fascista.Con la megaproduzione diQuo vadis?(1923) si cerca di restaurare l’antico predominio italico nei colossal: il film non ha successo, e porta al fallimento la sua casa di produzione, l’Unione Cinematografica Italiana (UCI).Stesso insuccesso avranno anche nel 1924 Cirano de Bergerace nel 1926 Maciste allinferno e il cinema italiano stenta a trovare la via per conquistare il suo pubblico, tutto preso dallammirazione per il cinema straniero, soprattutto americano, cosicché nel 1926 vengono prodotti solo venti lungometraggi italiani.Sul finire degli anni ’20 e agli inizi degli anni ’30, con lavvento del sonoro, cominciò a delinearsi la rinascitacon l’esordio di due futuri protagonisti dell’era dei telefoni bianchi: Alessandro Blasetti e Mario CameriniVennero costruiti nuovi studi cinematografici, molto più grandi dei precedenti, e vennero richiamati in Italia registi che avevano dovuto emigrare, come Augusto Genina, Carmina Gallone e Alessandro Blasetti Il personaggio fondamentale dellindustria cinematografica di questi anni è Stefano Pittaluga che, nel 1931, produce addirittura il 90% dei film italiani, col marchio Pittaluga Cines, e inoltre produrrà anche il primo film parlato italiano,La canzone dell’amore(1930) diretto daRenato RighelliNel 1932 Mussolini inaugura la prima Mostra del Cinema di Venezia, il festival che avrebbe contribuito molto al prestigio della cultura italiana nel mondo. Nel 1935 gli studi della Cines vengono distrutti da un terribile incendio,(episodio avvolto nel mistero, che continua ancora oggi a far discutere storici e studiosi)ed è l’occasione per la nascita della Hollywood italiana il 21 aprile del 1937, Cinecittà.Due anni più tardi, entrò in vigore il cosiddetto Monopolio, una legge che di fatto bloccava in gran parte l’importazione della cinematografìa estera favorendo una più ampia produzione di film italiani. Si svilupparono così due filoni principali, le commedie dei telefoni bianchi e il cinema pedagogico con le sue ambizioni epiche, realistiche e propagandistiche.Tra i film piu’importanti del periodo di questo secondo filone si possono ricordare quelli che celebrano le origini del fascismo come amicia nera (1933) di Giovacchino Forzano, e Vecchia guardia (1935) di Alessandro Blasetti. Un grande impegno realizzativo venne, ovviamente, riservatoai film retorici di esaltazione patriottica: Il grande appello (1936) di Camerini, Squadrone bianco (1936) di Genina, Luciano Serra pilota (1938) di Alessandrini e, poi, alla propaganda bellica, con L’assedio dell’Alcazar (1940) e Addio Kira (1942).